lunedì 21 luglio 2008

Il giardino segreto di Mosè, il convento di Santa Caterina

In questo antico monastero ai piedi del Monti Sinai, vivono una ventina di monaci, costruito per volere dell’imperatrice bizantina Elena nel IV secolo d.C.. Ospita la cappella dedicata a Santa Caterina, martire d’Alessandria d’Egitto.

Non si sa quando siano iniziati e perché i primi pellegrinaggi sul Monte Sinai. Antichi documenti indicano che i primi credenti d’oriente facevano visita al luogo, perché ritenuto il luogo più vicino a Dio. Quando l’Imperatore Costantino si converti al cristianesimo, cominciarono ad arrivare i primi monaci dalla Palestina e dalla Siria. Nel VI secolo imperatore Giustiniano ordinò di costruire una fortezza come rifugio sicuro con all’interno il monastero la cappella e la basilica. Furono i Crociati che portano in Europa la fama di questo piccolo Monastero.

Tuttavia oggi molti geografici e archeologi non ritengono questo il luogo indicato dalla bibbia, come il monte Horeb, ma lo indicano alcuni in Arabia Saudita altri nel deserto del Neguev. Padre Justin , la nostra guida spirituale mi dice : “Tutti quelli che arrivano al monastero vengono alla ricerca della pace, una ricerca interiore personale, c’è un Monte Sinai in ognuno di noi, le sensazioni che esprime e regala il Dio in questo luogo è imprescindibile da qualsiasi precisione geografica.”

Il convento ortodosso è una testimonianza storica, oltre che di fede, una fortezza dalle mura possenti di 10 -15 metri e larga 3 metri, all’interno piccole stradine strette che conducono a due centri : la Chiesa della Trasfigurazione e la cappella del Roveto Ardente. La prima è la sola Chiesa aperta ai visitatori, in granito arricchita da icone e da un mosaico del VI secolo che rappresenta la trasfigurazione di Cristo. La seconda invece è una parte più sacra , contiene il Roveto Ardente, unico esemplare in tutto il Sinai di questo albero, dove Dio parlò a Mosè, tutti i monaci a piedi nudi ogni domenica si riuniscono per celebrare messa..

Oggi il roveto ardente è stato trapiantato dietro la chiesa. All’uscita della cappella una fonte d’acqua chiamata la fontana di Mosè da cui si narra regali felicità. A completare il giardino di Mosè, oltre al roveto e alla fonte d’acqua un bellissimo verde giardino composta da piante di limoni, aranci, albicocche, dominato dai cipressi coltivato con molta cura da Padre Pavlos, padre superiore del convento. Un giardino così bello e rigoglioso all’interno di un deserto è di per se un fatto eccezionale, rappresenta una oasi verde in un deserto arido e sabbioso.

Tra gli edifici c’è anche una moschea, costruita nel 1106 da un sultano del califfato di Kahim, il minareto si eleva accanto al campanile della chiesa, che suona solo durante le feste, unica eccezione in tutto l’Egitto dove il suono delle campane è proibito. La Biblioteca, è aperta al pubblico solo dal 2002, lo zelo dei monaci, isolamento del sito, le condizione climatiche hanno permesso di conservare 3.000 manoscritti e 5.000 opere è superata solo dalla Biblioteca Vaticana.

Ci sono ancora visibili le uniche due pagine salvate di una Bibbia risalente al IV secolo , facevano parte di alcune copie del Nuovo Testamento che Padre Eusebio da Cesare inviò all’ Imperatore Costantino, vennero trafugate in due diversi episodi alla meta del 1800 e conservate a Lipsia, nel 1859, vennero cedute allo zar Alessandro II, e nel 1933 al British Museum dove ancora oggi sono conservate. Completa visita un eccezionale Galleria delle Icone con 2000 pezzi che vanno dal V secolo al XV secolo e il tesoro del convento composto da doni di fedeli come il calice d’oro di Carlo Magno.

La coabitazione eccezionale della moschea e della chiesa, ne fa un esempio di dialogo, si narra che questa comunità di monaci sia entrata in contatto il profeta Maometto e che suo figlio Alì abbia redatto un documento, dove chiede il rispetto per le comunità cristiane. Il documento esposto nella cappella di Santa Caterina, viene ritenuto da alcuni un falso, tuttavia dal 634 d. C. questo monastero che è la più piccola diocesi del mondo e nello stesso tempo il monastero più antico attivo, è all’interno dell’ Islam, frutto di una coabitazione pacifica da più di mille anni con la comunità beduina del Gebeliya e di per sé è un fatto rilevante ed eccezionale.

Per la protezione del Monastero nel corso dei secoli si sono mossi il Sultano dell’Impero Ottomano, gli Zar russi e Napoleone Bonaparte. Sono le dodici il monastero chiude. Nel mezzo del deserto questo monastero è un giardino di civiltà che permette di fare udire la voce di dio oltre le sue porte

lunedì 14 luglio 2008

Monte Sinai, il giardino segreto di Mosè 1

Il Sinai è un lembo di terra aspra tra due continenti Asia e Africa. Qui sul Monte Sinai, Dio donò a Mosè le tavole dei Dieci Comandamenti. Una terra di conflitti, di contrasti religiosi, politici ma anche naturali, che va dal nord ricco di palme circondate da dune del deserto affacciato sul Mare Mediterraneo, al centro con una serie di aride montagne color ocra circondate da pianure desertiche al Sud con le spiagge di sabbia bianche e le splendide barriere coralline tra Shelm al Sheick e Nouweiba sul Mar Rosso che dividono il golfo di Aqaba e il Canale di Suez.

È notte fonda, sono le due, ci si da appuntamento all’ingresso del Convento di Santa Caterina e a piccoli gruppi si raggiunge la cima del Monte Sinai a 2285 metri d’altitudine (in arabo “Gebel Musa”, il monte di Mosè). La luce delle stelle e della luna accompagnano il nostro viaggio lungo “il sentiero dei cammelli”, Il cammino più semplice per giungere la vetta, l’altro sentiero è quello dei 3.750 Gradini del Pentimento, costruiti da un monaco nel medioevo, è in genere utilizzato per sola discesa.

Salire su questa montagna assume un significato particolare in ognuno di noi, di forte impatto emotivo, sarà per questo che sembriamo come delle lucciole che si muovono nel cuore della notte in un disordinato silenzio. E se dopo tutto questo sforzo il tempo diventa nuvolo e non vediamo il sorgere del sole? Padre Justin (monaco del convento di Santa Caterina ) mi rassicura solo ogni venti anni si addensano delle nubi sui monti che causano le piogge e l’ultima volta è stato cinque anni fa’.

Il percorso prima di arrivare in cima prevede due soste. La prima sosta all’anfiteatro dei Settanta Anziani d’Israele, dove sorge l’eremo di Santo Stefano. La seconda sosta presso uno spiazzo con un antico cipresso di 500 anni, denominato “ valle d’Elia”, dove il profeta Elia udì per primo la voce di Dio. Da qui si sale ancora per raggiungere la vetta , è un po’ affollata saremmo più o meno una cinquantina di persone che attendono l’alba del nuovo giorno.

…… e piano piano la luce del sole fa capolino, è come la nascita del mondo, una luce che inizia a disegnare i profili delle montagne tra le stelle ancora luminose. Il blù, il rosa, il marrone si distinguono poco a poco in tutta la loro purezza. È una sinfonia di colori che si compone tra il cielo a la terra. Un emozione forte vissuta da credenti e non credenti con la stessa intensità.
Un silenzio rarefatto accompagna i compagni di viaggio nella discesa, emerge un bisogno e un senso di pace interna e di isolamento che affiora dentro il proprio animo e si condividono le aspirazioni dei monaci del Monastero di Santa Caterina.