In questo antico monastero ai piedi del Monti Sinai, vivono una ventina di monaci, costruito per volere dell’imperatrice bizantina Elena nel IV secolo d.C.. Ospita la cappella dedicata a Santa Caterina, martire d’Alessandria d’Egitto.
Non si sa quando siano iniziati e perché i primi pellegrinaggi sul Monte Sinai. Antichi documenti indicano che i primi credenti d’oriente facevano visita al luogo, perché ritenuto il luogo più vicino a Dio. Quando l’Imperatore Costantino si converti al cristianesimo, cominciarono ad arrivare i primi monaci dalla Palestina e dalla Siria. Nel VI secolo imperatore Giustiniano ordinò di costruire una fortezza come rifugio sicuro con all’interno il monastero la cappella e la basilica. Furono i Crociati che portano in Europa la fama di questo piccolo Monastero.
Tuttavia oggi molti geografici e archeologi non ritengono questo il luogo indicato dalla bibbia, come il monte Horeb, ma lo indicano alcuni in Arabia Saudita altri nel deserto del Neguev. Padre Justin , la nostra guida spirituale mi dice : “Tutti quelli che arrivano al monastero vengono alla ricerca della pace, una ricerca interiore personale, c’è un Monte Sinai in ognuno di noi, le sensazioni che esprime e regala il Dio in questo luogo è imprescindibile da qualsiasi precisione geografica.”
Il convento ortodosso è una testimonianza storica, oltre che di fede, una fortezza dalle mura possenti di 10 -15 metri e larga 3 metri, all’interno piccole stradine strette che conducono a due centri : la Chiesa della Trasfigurazione e la cappella del Roveto Ardente. La prima è la sola Chiesa aperta ai visitatori, in granito arricchita da icone e da un mosaico del VI secolo che rappresenta la trasfigurazione di Cristo. La seconda invece è una parte più sacra , contiene il Roveto Ardente, unico esemplare in tutto il Sinai di questo albero, dove Dio parlò a Mosè, tutti i monaci a piedi nudi ogni domenica si riuniscono per celebrare messa..
Oggi il roveto ardente è stato trapiantato dietro la chiesa. All’uscita della cappella una fonte d’acqua chiamata la fontana di Mosè da cui si narra regali felicità. A completare il giardino di Mosè, oltre al roveto e alla fonte d’acqua un bellissimo verde giardino composta da piante di limoni, aranci, albicocche, dominato dai cipressi coltivato con molta cura da Padre Pavlos, padre superiore del convento. Un giardino così bello e rigoglioso all’interno di un deserto è di per se un fatto eccezionale, rappresenta una oasi verde in un deserto arido e sabbioso.
Tra gli edifici c’è anche una moschea, costruita nel 1106 da un sultano del califfato di Kahim, il minareto si eleva accanto al campanile della chiesa, che suona solo durante le feste, unica eccezione in tutto l’Egitto dove il suono delle campane è proibito. La Biblioteca, è aperta al pubblico solo dal 2002, lo zelo dei monaci, isolamento del sito, le condizione climatiche hanno permesso di conservare 3.000 manoscritti e 5.000 opere è superata solo dalla Biblioteca Vaticana.
Ci sono ancora visibili le uniche due pagine salvate di una Bibbia risalente al IV secolo , facevano parte di alcune copie del Nuovo Testamento che Padre Eusebio da Cesare inviò all’ Imperatore Costantino, vennero trafugate in due diversi episodi alla meta del 1800 e conservate a Lipsia, nel 1859, vennero cedute allo zar Alessandro II, e nel 1933 al British Museum dove ancora oggi sono conservate. Completa visita un eccezionale Galleria delle Icone con 2000 pezzi che vanno dal V secolo al XV secolo e il tesoro del convento composto da doni di fedeli come il calice d’oro di Carlo Magno.
La coabitazione eccezionale della moschea e della chiesa, ne fa un esempio di dialogo, si narra che questa comunità di monaci sia entrata in contatto il profeta Maometto e che suo figlio Alì abbia redatto un documento, dove chiede il rispetto per le comunità cristiane. Il documento esposto nella cappella di Santa Caterina, viene ritenuto da alcuni un falso, tuttavia dal 634 d. C. questo monastero che è la più piccola diocesi del mondo e nello stesso tempo il monastero più antico attivo, è all’interno dell’ Islam, frutto di una coabitazione pacifica da più di mille anni con la comunità beduina del Gebeliya e di per sé è un fatto rilevante ed eccezionale.
Per la protezione del Monastero nel corso dei secoli si sono mossi il Sultano dell’Impero Ottomano, gli Zar russi e Napoleone Bonaparte. Sono le dodici il monastero chiude. Nel mezzo del deserto questo monastero è un giardino di civiltà che permette di fare udire la voce di dio oltre le sue porte
Non si sa quando siano iniziati e perché i primi pellegrinaggi sul Monte Sinai. Antichi documenti indicano che i primi credenti d’oriente facevano visita al luogo, perché ritenuto il luogo più vicino a Dio. Quando l’Imperatore Costantino si converti al cristianesimo, cominciarono ad arrivare i primi monaci dalla Palestina e dalla Siria. Nel VI secolo imperatore Giustiniano ordinò di costruire una fortezza come rifugio sicuro con all’interno il monastero la cappella e la basilica. Furono i Crociati che portano in Europa la fama di questo piccolo Monastero.
Tuttavia oggi molti geografici e archeologi non ritengono questo il luogo indicato dalla bibbia, come il monte Horeb, ma lo indicano alcuni in Arabia Saudita altri nel deserto del Neguev. Padre Justin , la nostra guida spirituale mi dice : “Tutti quelli che arrivano al monastero vengono alla ricerca della pace, una ricerca interiore personale, c’è un Monte Sinai in ognuno di noi, le sensazioni che esprime e regala il Dio in questo luogo è imprescindibile da qualsiasi precisione geografica.”
Il convento ortodosso è una testimonianza storica, oltre che di fede, una fortezza dalle mura possenti di 10 -15 metri e larga 3 metri, all’interno piccole stradine strette che conducono a due centri : la Chiesa della Trasfigurazione e la cappella del Roveto Ardente. La prima è la sola Chiesa aperta ai visitatori, in granito arricchita da icone e da un mosaico del VI secolo che rappresenta la trasfigurazione di Cristo. La seconda invece è una parte più sacra , contiene il Roveto Ardente, unico esemplare in tutto il Sinai di questo albero, dove Dio parlò a Mosè, tutti i monaci a piedi nudi ogni domenica si riuniscono per celebrare messa..
Oggi il roveto ardente è stato trapiantato dietro la chiesa. All’uscita della cappella una fonte d’acqua chiamata la fontana di Mosè da cui si narra regali felicità. A completare il giardino di Mosè, oltre al roveto e alla fonte d’acqua un bellissimo verde giardino composta da piante di limoni, aranci, albicocche, dominato dai cipressi coltivato con molta cura da Padre Pavlos, padre superiore del convento. Un giardino così bello e rigoglioso all’interno di un deserto è di per se un fatto eccezionale, rappresenta una oasi verde in un deserto arido e sabbioso.
Tra gli edifici c’è anche una moschea, costruita nel 1106 da un sultano del califfato di Kahim, il minareto si eleva accanto al campanile della chiesa, che suona solo durante le feste, unica eccezione in tutto l’Egitto dove il suono delle campane è proibito. La Biblioteca, è aperta al pubblico solo dal 2002, lo zelo dei monaci, isolamento del sito, le condizione climatiche hanno permesso di conservare 3.000 manoscritti e 5.000 opere è superata solo dalla Biblioteca Vaticana.
Ci sono ancora visibili le uniche due pagine salvate di una Bibbia risalente al IV secolo , facevano parte di alcune copie del Nuovo Testamento che Padre Eusebio da Cesare inviò all’ Imperatore Costantino, vennero trafugate in due diversi episodi alla meta del 1800 e conservate a Lipsia, nel 1859, vennero cedute allo zar Alessandro II, e nel 1933 al British Museum dove ancora oggi sono conservate. Completa visita un eccezionale Galleria delle Icone con 2000 pezzi che vanno dal V secolo al XV secolo e il tesoro del convento composto da doni di fedeli come il calice d’oro di Carlo Magno.
La coabitazione eccezionale della moschea e della chiesa, ne fa un esempio di dialogo, si narra che questa comunità di monaci sia entrata in contatto il profeta Maometto e che suo figlio Alì abbia redatto un documento, dove chiede il rispetto per le comunità cristiane. Il documento esposto nella cappella di Santa Caterina, viene ritenuto da alcuni un falso, tuttavia dal 634 d. C. questo monastero che è la più piccola diocesi del mondo e nello stesso tempo il monastero più antico attivo, è all’interno dell’ Islam, frutto di una coabitazione pacifica da più di mille anni con la comunità beduina del Gebeliya e di per sé è un fatto rilevante ed eccezionale.
Per la protezione del Monastero nel corso dei secoli si sono mossi il Sultano dell’Impero Ottomano, gli Zar russi e Napoleone Bonaparte. Sono le dodici il monastero chiude. Nel mezzo del deserto questo monastero è un giardino di civiltà che permette di fare udire la voce di dio oltre le sue porte